A un anno dal nostro appello sugli incendi in Campania, che hanno distrutto il patrimonio boschivo della regione, ancora siamo interpellati da quanto sta accadendo nel territorio di S. Vitaliano e di Caivano (Na).
Raccogliamo e ci associamo, dunque, agli appelli che le nostre associazioni diocesane di Nola, di Aversa e di Capua hanno diffuso nei giorni scorsi, per dare maggiore forza ed eco al grido di indignazione di quelle popolazioni e per sottolineare che ciò che sta accadendo in queste amate e martoriate terre è di interesse per l’intero territorio regionale.
Gli incendi dei siti di stoccaggio, infatti, si inscrivono in un fenomeno ampio e drammatico che da anni funesta la Campania, arrecando danni al creato e ipotecando il futuro di intere generazioni di persone nel minare il diritto fondamentale alla salute e alla vita, ma che segnala anche la debolezza del tessuto connettivo della società e delle nostre istituzioni, e la debolezza, lo sappiamo bene, permette al malaffare di prendere il sopravvento, permette che si manifestano più facilmente, comportamenti di illegalità e corruzione, tipici anche delle organizzazioni criminali.
Il primo appello lo facciamo alle autorità competenti: abbiamo diritto a conoscere la verità!
Il diritto alla verità riguarda prima di tutto la reale consistenza del danno che si sta verificando alla salute delle persone, ma anche le cause e le responsabilità dell’accaduto: tale diritto è alla base del patto sociale ed è condizione essenziale per la solidità e la sopravvivenza di uno Stato democratico.
Il secondo appello è rivolto a tutti i cristiani della nostra comunità ecclesiale: rendiamoci capaci di unire le forze nella preghiera, nella denuncia e nella ricerca di soluzioni, anche sul piano giuridico. Il Signore ci doni la sapienza e il coraggio di stringere alleanze e di sostenere gli sforzi con quanti già da anni operano in tal senso, spesso lavorando da soli. A tutti è chiesto di trafficare il di più che è intrinseco in ciascun battezzato: la misericordia, la speranza, la profezia, il discernimento, l’azione comunitaria.
A ciascuno chiediamo di mettere a disposizione le competenze anche professionali per individuare soluzioni praticabili per la custodia della casa comune. A noi cristiani, nello specifico, è chiesto di “educare alla responsabilità ambientale” per sensibilizzare alla cura della casa comune che ci è stata donata dal Signore e per permettere alle prossime generazioni di averne cura a loro volta.
Il terzo appello è alla coscienza di tutti: abbandoniamo la violenza e percorriamo una strada di pace!
Lasciamo che il grido della terra ci commuova, che entri nelle orecchie, nei cuori e divenga forza propulsiva per l’intelligenza, le mani e i piedi! Facciamo in modo che il dolore ci converta alla giustizia e alla concordia e ci faccia abbandonare le piccole e grandi scelte di vita orientate all’accaparramento, allo sfruttamento, alla distruzione, all’individualismo. Recuperiamo la speranza per essere in grado di pensare serenamente al futuro e desiderare di progettarlo bello e abitabile per tutti.
Papa Francesco, nella sua già citata Lettera Enciclica sulla cura della casa comune “Laudato Si’” ci ricorda che “Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.
Dalla bellezza ferita della Campania sta nascendo una forte coscienza civile, una linfa vitale anche per la vita politica del Paese: i tempi sono forse maturi per passare dall’eroismo della resistenza al coraggio della ricostruzione.