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Appello per la casa comune dell’Azione Cattolica della Campania

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A un anno dal nostro appello sugli incendi in Campania, che hanno distrutto il patrimonio boschivo della regione, ancora siamo interpellati da quanto sta accadendo nel territorio di S. Vitaliano e di Caivano (Na).

Raccogliamo e ci associamo, dunque, agli appelli che le nostre associazioni diocesane di Nola, di Aversa e di Capua hanno diffuso nei giorni scorsi, per dare maggiore forza ed eco al grido di indignazione di quelle popolazioni e per sottolineare che ciò che sta accadendo in queste amate e martoriate terre è di interesse per l’intero territorio regionale.

Gli incendi dei siti di stoccaggio, infatti, si inscrivono in un fenomeno ampio e drammatico che da anni funesta la Campania, arrecando danni al creato e ipotecando il futuro di intere generazioni di persone nel minare il diritto fondamentale alla salute e alla vita, ma che segnala anche la debolezza del tessuto connettivo della società e delle nostre istituzioni, e la debolezza, lo sappiamo bene, permette al malaffare di prendere il sopravvento, permette che si manifestano più facilmente, comportamenti di illegalità e corruzione, tipici anche delle organizzazioni criminali.

Il primo appello lo facciamo alle autorità competenti: abbiamo diritto a conoscere la verità!

Il diritto alla verità riguarda prima di tutto la reale consistenza del danno che si sta verificando alla salute delle persone, ma anche le cause e le responsabilità dell’accaduto: tale diritto è alla base del patto sociale ed è condizione essenziale per la solidità e la sopravvivenza di uno Stato democratico.

Il secondo appello è rivolto a tutti i cristiani della nostra comunità ecclesiale: rendiamoci capaci di unire le forze nella preghiera, nella denuncia e nella ricerca di soluzioni, anche sul piano giuridico. Il Signore ci doni la sapienza e il coraggio di stringere alleanze e di sostenere gli sforzi con quanti già da anni operano in tal senso, spesso lavorando da soli.  A tutti è chiesto di trafficare il di più che è intrinseco in ciascun battezzato: la misericordia, la speranza, la profezia, il discernimento, l’azione comunitaria.

A ciascuno chiediamo di mettere a disposizione le competenze anche professionali per individuare soluzioni praticabili per la custodia della casa comune. A noi cristiani, nello specifico, è chiesto di “educare alla responsabilità ambientale” per sensibilizzare alla cura della casa comune che ci è stata donata dal Signore e per permettere alle prossime generazioni di averne cura a loro volta.

Il terzo appello è alla coscienza di tutti: abbandoniamo la violenza e percorriamo una strada di pace!

Lasciamo che il grido della terra ci commuova, che entri nelle orecchie, nei cuori e divenga forza propulsiva per l’intelligenza, le mani e i piedi! Facciamo in modo che il dolore ci converta alla giustizia e alla concordia e ci faccia abbandonare le piccole e grandi scelte di vita orientate all’accaparramento, allo sfruttamento, alla distruzione, all’individualismo. Recuperiamo la speranza per essere in grado di pensare serenamente al futuro e desiderare di progettarlo bello e abitabile per tutti.

Papa Francesco, nella sua già citata Lettera Enciclica sulla cura della casa comune “Laudato Si’” ci ricorda che “Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”.

Dalla bellezza ferita della Campania sta nascendo una forte coscienza civile, una linfa vitale anche per la vita politica del Paese: i tempi sono forse maturi per passare dall’eroismo della resistenza al coraggio della ricostruzione.


Attività estrattive: Iglesias y Minería, un incontro sulla solidarietà della Chiesa verso le vittime e le comunità danneggiate

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Approfondire la solidarietà della Chiesa verso le vittime e le comunità danneggiate da attività estrattive è l’obiettivo del prossimo incontro di queste comunità, che si terrà a Brasilia dal 7 al 10 agosto. L’evento sarà incentrato soprattutto sull’ascolto diretto delle testimonianze delle comunità di diversi Paesi latinoamericani. Nel comunicato stampa attraverso il quale si annuncia il convegno, la rete continentale Iglesias y Minería spiega che uno dei principali obiettivi è “promuovere un dialogo con le Chiese locali e le loro gerarchie”, e al tempo stesso “elaborare strategie comuni in difesa delle vittime, delle comunità e dei loro territori, attraverso uno sguardo e un impegno che derivano da una fede solidale”. L’incontro fa seguito a quello tenuto in Vaticano nel 2015.

“L’elaborazione di nuove strategie – si legge ancora nel comunicato – si svilupperà a partire dalla riflessione pastorale e teologica riguardo ai casi di comunità colpite dal fenomeno in America latina, in sintonia con le azioni intraprese dal gruppo di lavoro sull’attività estrattiva della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb) e con l’esperienza di incidenza politica del Cisde, un’alleanza nazionale di organizzazioni cattoliche che operano per lo sviluppo”. La riflessione sarà inoltre “illuminata dalla lettera pastorale del Celam sull’Ecologia integrale”. Il convegno rifletterà anche sul Sinodo sull’Amazzonia, territorio tra i più minacciati dalle attività minerarie. Al termine dell’incontro sarà presentato un documento finale destinato al Dicastero per il Servizio allo sviluppo umano integrale, al Celam, alla Cnbb, alle altre Conferenze episcopali e alle comunità religiose. Nel documento si cercherà di rispondere all’interrogativo su quale volto di Chiesa si attendono le comunità minacciate da progetti estrattivi. L’incontro sarà organizzato congiuntamente da Cnbb, rete Iglesias y Minería, Cisde e Celam, attraverso il proprio Dipartimento giustizia e solidarietà (Dejusol).

Kenya: anglicani denunciano lo sfruttamento della foresta Mau e gli sfratti

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“La salvaguardia della foresta Mau non dovrebbe essere strumentalizzata. Assistiamo alle strategie dei politici di alcune comunità che si servono di questo patrimonio solo a favore del loro profitto. Dovrebbero ricordare che in cima a Mau c’è il principale bacino che distribuisce l’acqua ad altri fiumi”, ha detto l’arcivescovo Jackson Ole Sapit della Chiesa anglicana del Kenya, il 29 luglio scorso, rivolgendosi ai membri della congregazione presso la cattedrale di Santo Stefano ACK, Kisumu, in occasione di una celebrazione in onore del vescovo in pensione Rev. Francis Mwanyi Abiero, della diocesi di Maseno Sud. Ne dà notizia oggi l’agenzia Fides. Ole Sapit ha anche ammonito i leader politici per gli sfratti in corso nella foresta di Mau: quasi 40 mila persone. “Vogliamo esortare il presidente a supportare la tutela di Mau e di altre foreste in questo Paese perché senza la salvaguardia della natura non avremo un futuro. Il complesso di Mau è molto strategico”, ha detto l’arcivescovo. È un complesso composto da 16 blocchi che coprono una superficie di oltre 300mila ettari nella Rift Valley nel Kenya. 130 milioni di persone in Africa orientale dipendono indirettamente da questa foresta. È la più grande dell’Africa orientale, una delle poche foreste montane pluviali tropicali della regione, e il più rilevante serbatoio idrico del Kenya. Si tratta di un ecosistema di grande valore messo a rischio dall’attività illegale di taglio degli alberi degli ultimi decenni, nonostante la presenza di leggi che lo vietano. Le pressioni sono molto diverse tra loro: monocolture di tè, piccola agricoltura contadina, piantagioni di pini e cipressi per fini commerciali, deforestazione illegale e persino una diga. La popolazione storicamente insediata, gli Ogiek, è stata progressivamente marginalizzata e si batte per vedere riconosciuto il proprio diritto a vivere in queste zone.

Diocesi: Rieti, dal 7 al 9 settembre il convegno diocesano su “Custodire e conservare”

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“Custodire e coltivare”: due verbi che si declineranno insieme ai concetti di economia ed ecologia durante l’incontro pastorale promosso dalla diocesi di Rieti in programma per il 7 e 8 settembre al Centro San Michele Arcangelo di Contigliano e il 9 settembre a Rieti, nella chiesa di San Domenico. Tre giorni di dibattiti ed eventi che avranno al centro anche il progetto delle Comunità Laudato sì, promosso dalla Chiesa di Rieti e da Slow Food di Carlo Petrini. Apertura venerdì 7 settembre quando i lavori avranno per tema “Una sapienza per custodire e coltivare la casa comune e la famiglia umana”. Il monologo di Roberto Mercadini “Noi siamo il suolo, noi siamo la terra” aprirà, si legge in una nota delle diocesi reatina, prospettive sullo strettissimo legame fra ecologia ed economia, su cosa sia un ecosistema, su come ecosistemi apparentemente lontani interagiscano fra loro. Di “Comunità affettive per rigenerare la terra” parlerà l’economista Stefano Zamagni, aprendo gli scenari per la tavola rotonda di discussione sulle Comunità Laudato sì moderata dalla conduttrice televisiva Licia Colò. La giornata di sabato 8 settembre verterà sul tema: “Principi evangelici per una economia di promozione dell’uomo”. Ad aprire il monologo dello scrittore Carlo Giacobbi tratto dal suo libro “Veramente quest’uomo”. A seguire l’economista e storico del pensiero economico Luigino Bruni che terrà il suo intervento su economia creativa, partecipativa e solidale. A fine sessione la tavola rotonda moderata dal giornalista Paolo Ruffini alla quale parteciperanno responsabili di imprese sociali e cooperative che si impegnano a far decollare un mondo nuovo, equo e sostenibile di fare impresa. A tirare le conclusioni e “i passi del cammino” della tre giorni di lavori sarà nella giornata di domenica 9 il vescovo di Rieti, mons. Domenico Pompili. Nella chiesa di San Domenico i partecipanti rifletteranno su fede e impegno sociale, declinato in molteplici aspetti e iniziative per la cura della comunità e della casa comune. Alle 18, sempre a Rieti, nella cattedrale di Santa Maria Assunta, la messa della festa della Dedicazione.

Giornata custodia creato: dal 1° settembre il Forum dell’informazione cattolica. Un premio alle “Sentinelle del Creato”

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“Coltivare l’alleanza con la terra” sarà il tema conduttore della 13esima Giornata nazionale per la custodia del creato che la Cei ha affidato, quest’anno, alla diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino. La due giorni si svolgerà a Veroli, sabato 1 settembre nel Seminario vescovile con il Forum dell’informazione cattolica per la Custodia del creato e domenica 2 settembre con la messa nella basilica di Santa Maria Salome, trasmessa da Rai Uno. Il vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, mons. Ambrogio Spreafico, aprirà la prima giornata dei lavori commentando un passo delle Scritture. Nell’ambito del programma della Giornata, la diocesi di Frosinone e Greenaccord propongono il Forum dell’informazione cattolica per la custodia del creato sul tema “Custodi creativi, responsabili e pronti”. Il Forum ospiterà circa 70 giornalisti delle maggiori testate del mondo ecclesiale, assieme a professionisti che si occupano di ambiente e di vari ambiti del sociale. Nella sessione mattutina di sabato 1° settembre sarà presentato il messaggio della Chiesa italiana, dal titolo “Coltivare l’alleanza con la terra”, dal direttore dell’Ufficio problemi sociali e lavoro della Cei, mons. Fabiano Longoni. Sarà poi ricordato l’impegno dei “martiri” laici e religiosi che hanno dato la vita per difendere territori e popoli indigeni dall’azione predatoria di governi, imprese e multinazionali. Nella sessione pomeridiana si affronterà il tema dei rifugiati per ragioni climatiche e ambientali, per poi esaminare gli aspetti degli impegni internazionali sul clima con l’analisi dei piani di mitigazione di adattamento e alcune esperienze concrete in Italia e in Congo. Nella serata il conferimento del premio giornalistico “Sentinella del Creato” assegnato a tre giornalisti e ad alcuni personaggi del mondo dell’arte e della cultura che si sono distinti per la loro sensibilità ambientale.

Legambiente: Grosseto, al via oggi “Festambiente 2018” nel Parco della Maremma con concerti, cibo bio e la Città dei bambini

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Più di 300 tra volontari e collaboratori coinvolti, oltre 200 i relatori partecipanti agli incontri, più di 100 musicisti che si esibiranno sul palco, decine di rassegne di degustazione, 30 i laboratori ecologici proposti ogni giorno nella Città dei bambini, 20 le ricette servite quotidianamente al ristorante vegetariano più grande d’Italia e oltre 30 le pellicole proiettate tra corti, documentari e lungometraggi nel cinema all’aperto. Sono alcuni numeri di “Festambiente 2018”, il più grande festival ambientalista targato Legambiente che quest’anno festeggia trent’anni con il taglio del nastro oggi pomeriggio a Rispescia (Grosseto), nello scenario del Parco della Maremma. Fino al 19 agosto incontri, presentazione di libri, concerti, teatro al tramonto, proiezioni cinematografiche, spazi per bambini, mostre mercato, spettacoli teatrali e ristorazione bio e tradizionale. Una vera cittadella ecologica di tre ettari. “Festambiente” dedica l’edizione numero trenta al cibo. Sarà allestito un padiglione del cibo italiano e della dieta mediterranea. Tra gli ospiti, Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente; Gianpaolo Vallardi, copresidente della Commissione Agricoltura del Senato; Alessandra Pesce, sottosegretario al ministero delle Politiche agricole e alimentari; mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna. Ogni sera sul palco della festa, dalle 22.30, si alterneranno artisti italiani e internazionali. Si comincia venerdì 10 agosto con la Bandabardò; sabato 11 agosto è la volta di Mario Biondi; domenica 12 agosto, gli Stadio; lunedì 13 agosto, Piero Pelù e i Bandidos; martedì 14 agosto, Modena City Ramblers; mercoledì 15 agosto, Cristiano De André, con “De André canta De André”. Ancora, giovedì 16 agosto, sul palco di “Festambiente” Goran Bregović e la Wedding Funeral Band; venerdì 17 agosto, Roberto Vecchioni; sabato 18 è la volta della Premiata Forneria Marconi e domenica 19 degli Alborosie.

Mare: Goletta verde, “inquinato il 48% dei campioni”

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“Solo il 52% dei 261 punti campionati dai tecnici nelle 15 regioni costiere italiane è risultato entro i limiti di legge; il restante 48% è invece ‘fortemente inquinato’ (39%) e ‘inquinato’ (9%) e la causa di questi risultati è sicuramente da attribuire alla mala depurazione di cui ancora soffrono vaste aree del nostro Paese e per la quale l’Unione europea ci ha presentato un conto salatissimo”. È quanto si legge nel report di Goletta Verde di Legambiente, rientrata in porto ieri da un viaggio iniziato il 22 giugno dalla Liguria e terminato in Friuli Venezia Giulia. “La grande opera pubblica di cui non si parla mai nel nostro Paese è il completamento della rete fognaria e di depurazione delle acque reflue – dichiara il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti -. La mala-depurazione è, infatti, un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza visto che siamo anche stati condannati a pagare all’Ue una multa da 25 milioni di euro, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola”. L’associazione segnala la necessità di “mettere finalmente a cantiere le opere necessarie”. “Permetterebbe anche di non sprecare i soldi pubblici pagando per le nostre inadempienze, ma di investirli in nuovi impianti”.

Legambiente: Goletta Verde, “le foci dei fiumi i punti più inquinati”

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“Le foci dei fiumi, dei canali, dei corsi d’acqua e di scarichi sospetti e di altri punti critici rappresentano il 57% dei punti campionati dai tecnici di Goletta Verde e sono i luoghi dove si concentrano le maggiori criticità: su 149 foci monitorate, 106 (il 71%) sono risultate ‘fortemente inquinate’ (il 61%) e ‘inquinate’ (il 10%). Il 43% dei punti campionati sono, invece, spiagge”. È quanto si legge nel report di Goletta Verde di Legambiente, rientrata in porto ieri da un viaggio iniziato il 22 giugno dalla Liguria e terminato in Friuli Venezia Giulia. Il monitoraggio di Goletta Verde prende prevalentemente in considerazione proprio i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta. “Le foci di fiumi e torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo sulle nostre spiagge sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta alla insufficiente depurazione dei reflui urbani o agli scarichi illegali che, attraverso i corsi d’acqua, arrivano in mare”, si legge nel resoconto di Legambiente. “Con il nostro monitoraggio – spiega Serena Carpentieri, vicedirettrice generale di Legambiente – intendiamo con ‘fotografie’ istantanee portare all’attenzione di amministratori e cittadini le criticità che minacciano la qualità e la salute dei nostri mari, affinché se ne individuino e risolvano le cause”.


Edilizia scolastica: Ance, speso un decimo delle risorse a disposizione. Governo annuncia piano sicurezza infrastrutture e scuole

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Dei 6,2 miliardi di euro stanziati per l’edilizia scolastica dal 2015 al 2018, nel 2017 sono stati spesi soltanto 604 milioni, un decimo. Lo rivela il Centro studi dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) sostenendo che “tra il 2015 e il 2018 lo Stato ha aumentato le risorse annuali per infrastrutture da 12,4 a 21,5 miliardi di euro, con un aumento in valori reali del 72%. E per i prossimi 15 anni sono già in bilancio 140 miliardi di euro. Eppure gli investimenti fissi lordi pubblici sono in costante calo negli ultimi dieci anni, -36% dal 2007, passando dal 2,9% del Pii al 2,0%”. Per l’associazione la spesa destinata alle scuole è scarsa rispetto alle risorse messe in campo che spesso risentono di lentezze burocratiche. Dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti l’annuncio di un piano del Governo a settembre per mettere in sicurezza strade e scuole. Giorgetti parla di “una grande operazione di messa in sicurezza infrastrutturale del Paese. Un piano che non riguarderà solo la rete autostradale, i ponti, i viadotti, gli acquedotti, ma anche le scuole e le situazioni di rischio causate dal dissesto idrogeologico”.

Escursionisti morti nel Pollino: Casellati, “maggiore attenzione su ambiente e clima”

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“La nuova tragedia del Pollino ci obbliga ad una sempre maggiore attenzione ai temi della sicurezza ambientale e dei cambiamenti climatici. I problemi legati al clima occupano oggi una parte centrale nello scenario della politica internazionale”. Lo dichiara il presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Sono vicina ai familiari delle vittime – prosegue la nota – e ringrazio quanti in maniera incessante stanno dando il loro fondamentale contributo nelle difficili operazioni di soccorso”.

Brasile: le Chiese dell’Amazzonia a convegno guardando al Sinodo del 2019, “trovare nuovi cammini di evangelizzazione”

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Tre giorni di convegno in vista del Sinodo Panamazzonico. Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici delle diocesi amazzoniche brasiliane si sono ritrovati dal 20 agosto fino a ieri, a Manaus. Al termine dei lavori hanno diffuso un comunicato, firmato dal presidente della Repam (Rete ecclesiale panamazzonica) e della Commissione per l’Amazzonia dei vescovi brasiliani, il cardinale Cláudio Hummes. Nel documento si sottolinea che “la finalità del Sinodo è trovare nuovi cammini per l’evengelizzazione del popolo di Dio, e soprattutto dei popoli indigeni che soffrono gravi minacce. Il desiderio di Papa Francesco è una Chiesa protesa alla missionarietà, aperta, in uscita, in permanente stato di missione”. Lo stesso tema dell’ecologia “è inserito in un contesto di Chiesa aperta e misericordiosa”.
In questi giorni, si legge nella nota, i partecipanti hanno potuto pregare e riflettere insieme, anche grazie agli interventi di vari specialisti. Contemporaneamente vengono espresse “preoccupazioni” per molte situazioni dolorose e di povertà. “Ci rendiamo conto – prosegue il documento – che c’è ancora molto da fare. Le sfide sono immense”. Vengono citate, tra le altre, la costruzione di grandi centrali idroelettriche, l’avanzata di monoculture intensive, l’attività esttrattiva indiscriminata, i continui attentati alla foresta e al patrimonio acquifero; ma anche l’aumento della violenza, del narcotraffico, del traffico di persone.
Ciò nonostante, “sogniamo una Chiesa dal volto amazzonico. Questa Chiesa già esiste nelle comunità che si sono formate e rafforzate a partire dall’incontro dei Vescovi dell’Amazzonia, svoltosi nel 1972 nella città di Santarém. Le organizzazioni indigene con le quali la Chiesa cattolica ha collaborato e collaborato, l’impegno per la lotta per la terra, per una migliore salute e istruzione, segnano la pastorale indigenista. Il coinvolgimento in progetti di sviluppo sostenibile, basati sulla fede, e la lotta per migliori condizioni di vita nelle grandi periferie urbane, segnano la nostra Chiesa”.
Ancora, si legge nel documento conclusivo del Convegno, “nel nostro cuore di pastori, ci sarà la cura pastorale e l’accompagnamento delle comunità che hanno il diritto di essere nutrite dal pane dell’Eucaristia, della Parola e dei sacramenti. Siamo cresciuti molto nei ministeri laicali, in cui sottolineiamo l’effettiva partecipazione delle donne, formiamo catechisti, operatori liturgici, animatori di comunità, ministri della Parola, per i funerali e della comunione; formiamo e ordiniamo un buon numero di sacerdoti diocesani e diaconi permanenti; ultimamente, abbiamo già un clero locale che, sia pure non numeroso, ha una propria identità. Ma i bisogni sono ancora grandi e le nostre caratteristiche regionali richiedono soluzioni differenziate”.
Conclude il documento: “Seguiamo il corso del processo sinodale, nella ferma speranza che lo Spirito che guida la Chiesa ci incoraggi e ci sostenga nel nostro percorso”, perché “sentiamo il bisogno di stabilire un’unità attorno alle più diverse sfide”.

Preghiera ecumenica Assisi: card. Bagnasco (Ccee), “avanza nuova mentalità colonialistica, arrogante e omicida”

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“Una cultura del profitto spinge non ad uno sviluppo responsabile, ma allo sfruttamento irrazionale che mira al tornaconto massimo e immediato, senza senso del futuro, senza rispetto per i deboli e le generazioni che verranno. Una nuova mentalità colonialistica è avanzata, forse meno evidente nelle apparenze, ma non meno violenta, arrogante, omicida”. A lanciare l’allarme è il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo metropolita di Genova e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), nel suo saluto, questa mattina sul sagrato della basilica superiore di San Francesco ad Assisi, alla giornata conclusiva del primo incontro di preghiera ecumenica per il creato “Camminare insieme verso Cop24”, promosso ieri e oggi nella cittadina umbra dal Movimento cattolico globale per il clima e dal Comitato direttivo di “Tempo del Creato” in collaborazione con i vescovi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Gubbio, rispettivamente Domenico Sorrentino e Luciano Paolucci Bedini; il Sacro Convento di Assisi e l’Istituto Serafico. Il creato, afferma Bagnasco, “è la casa che Dio ha affidato all’umanità perché la abitasse in pace, e la custodisse partecipando alla sua opera. Siamo grati al Santo Padre Francesco che non si stanca di richiamare l’attenzione del mondo sulla natura, dono del Creatore, che subisce le violenze dell’uomo e viene deturpato con gravi conseguenze per l’umanità, specialmente per i più poveri. La terra, il mare e il cielo sono opera delle mani del Signore e le straordinarie risorse ed energie che essi racchiudono sono destinate allo sviluppo e al bene non di pochi né di molti, ma di tutti, singoli e popoli, nazioni e continenti”.

Preghiera ecumenica Assisi: card. Bagnasco (Ccee), “senza un’adeguata antropologia, non vi può essere vera ecologia”

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“Se Dio illumina la nostra coscienza allora tutto diventa luminoso, il senso della vita è più acuto: senza la luce divina l’uomo è portato a disprezzare se stesso e le cose che lo circondano, a non avere rispetto di sé, della sua dignità, del suo volto. Emerge così la centralità dell’ecologia umana, che consiste nel riconoscimento della dignità inviolabile di ogni persona: se l’uomo si degrada, infatti, si degrada anche l’ambiente in cui vive”. Ad affermarlo è il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo metropolita di Genova e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), nel suo saluto, questa mattina sul sagrato della basilica superiore di San Francesco ad Assisi, al primo incontro di preghiera ecumenica per il creato “Camminare insieme verso Cop24”. “Se la cultura tende al nichilismo – spiega l’arcivescovo -, anche la natura ne pagherà le conseguenze. Quando l’ecologia umana è rispettata nella società, allora anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio”. Ma, aggiunge richiamando parole di Papa Francesco nella Laudato si’, “quando non si riconosce (…) l’importanza di un povero di un embrione umano, di una persona con disabilità – per fare solo alcuni esempi – difficilmente si sapranno ascoltare le grida della natura stessa”. “Veramente – la conclusione di Bagnasco -, senza un’adeguata antropologia, non vi può essere vera ecologia”.

Ambiente: mons. Spreafico, “senza scelte di sobrietà e di saggezza non ci predisponiamo a un futuro tranquillo e pacifico”

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“Senza scelte di sobrietà e di saggezza non ci predisponiamo a un futuro tranquillo e pacifico”. Così mons. Ambrogio Spreafico,  vescovo di Frosinone-Veroli-Ferentino, in apertura della prima giornata del XIII Forum dell’informazione cattolica per la custodia del creato a Veroli. Nel suo intervento, mons. Spreafico ha elencato numerosi  richiami ai primi libri dell’Antico Testamento dedicati ai fenomeni ambientali o agli sconvolgimenti climatici. “Anche il diluvio non è provocato da Dio ma è frutto della violenza dell’uomo – ha ricordato -. Si dovrebbe riflettere sulla saggezza così antica. Anche la nostra Terra oggi è piena di violenza, i social network ne sono pieni. Violenza che si crede di combattere con le armi. Bene ha fatto Papa Francesco a cambiare la dottrina della Chiesa sulla pena di morte e icritici dovrebbero ricordare che la Chiesa ha cambiato la sua dottrina tantissime volte”. “Oggi ancora il 40% dell’anidride carbonica è prodotta dalla combustione di carbone – ha proseguito il vescovo -. Se si vuole evitare il peggioramento delle prospettive di vita dobbiamo cambiare le abitudini quotidiane”.  In un altro passaggio, mons. Spreafico ha sottolineato come molti dei migranti oggi siano costretti a lasciare la propria terra per colpa dei cambiamenti climatici: “È noto a tutti – ha detto – quanto la desertificazione e le catastrofi naturali contribuiscano allo spostamento di masse sebbene non esistano ancora delle stime esatte. Le previsioni dell’Onu nei prossimi anni sono di 150 milioni di persone. Il fenomeno dei profughi ambientali è di importanza primaria nonostante questi non godano di diritti. Forse bisognerebbe cambiare le regole mondiali. La maggior parte (l’85%) dei 68,5 milioni profughi si dirige verso i paesi limitrofi. Andrebbe governato questo fenomeno con intelligenza. Non va lasciata sola l’Italia o i paesi del Mediterraneo.  Per questo,  l’Europa ha delle responsabilità”. “Oggi – ha concluso – è il tempo di farsi influenzare dalla saggezza biblica. L’impegno per la cura del creato è possibile solo con uno sguardo largo. Una nuova alleanza con la terra è possibile per un benessere che forse andrebbe riprorzionato”.

Preghiera ecumenica Assisi: p. Gambetti (Sacro convento), “in questa fraternità la Terra trova posto come sorella, chiedendo cura e responsabilità”

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E’ entrata nel vivo la seconda giornata della preghiera ecumenica per il Creato tenutasi ad Assisi che, sabato 1° settembre è iniziata nel Santuario della Spogliazione dove è partito il tradizionale pellegrinaggio Assisi-Gubbio e poi si è ritrovata sul sagrato della Basilica superiore.
Un richiamo al messaggio ecologista del poverello di Assisi lo ha fatto padre Mauro Gambetti, custode del Sacro convento: “San Francesco oltrepassando le leggi dello spazio e del tempo continua a ripeterci che siamo figli dello stesso Padre. Una fraternità nella quale anche la terra trova posto come sorella chiedendo a tutti forme rivoluzionarie di cura e impegno in un’ottica di responsabilità”. Nei vari interventi dell’iniziativa organizzata dal Movimento cattolico globale per il clima, in collaborazione con la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, con quella di Gubbio, con il Sacro Convento di Assisi e l’Istituto Serafico, è stata messa in evidenza la necessità di un impegno comune per la cura della “Casa comune” e dei più fragili così come scritto da papa Francesco nella Laudato Si’. E sono stati i ragazzi dell’Istituto Serafico di Assisi ad offrire delle piccole piante, simbolo dell’impegno per il Creato poste accanto alla lampada per la pace di San Francesco accesa davanti ai leader religiosi. Loro stessi hanno poi letto un pezzo ciascuno della dichiarazione che, proprio da Assisi, sarà portata alla prossima Conferenza mondiale sul clima in programma dal 3 al 14 dicembre a Katowice in Polonia. Nella dichiarazione, nei vari punti, si sostiene “con forza l’accordo sul clima di Parigi” e si incoraggiano “i leader politici ad approvare il regolamento di Parigi e le necessarie linee guida per garantire l’ambiziosa, equa e giusta attuazione dell’accordo”. Con questi intenti ed altri il pellegrinaggio ha preso il via alla volta della Polonia e, nella circostanza, si è unito a quello Assisi-Gubbio partito proprio sabato 1° settembre dal Santuario della Spogliazione e con prima tappa il sagrato della Basilica. Nella chiesa di Santa Maria Maggiore sia il vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino, sia quello di Gubbio che guiderà i pellegrini in arrivo nella città dei Ceri domenica 2 settembre hanno sottolineato l’importanza di questo cammino sulle orme di Francesco che quest’anno si è inserito nel prima preghiera ecumenica per il Creato.


Papa Francesco: “ognuno di noi ha una responsabilità per gli altri e per il futuro del nostro pianeta”

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Per san Francesco “ogni contatto con le persone e le cose concrete diventava un incontro con il Creatore. Dalla sua fede in Dio derivò la sua missione per la giustizia, per la pace e il rispetto del creato”. Lo ha detto questa mattina il Papa ricevendo in udienza gli imprenditori partecipanti ad un Incontro in occasione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. “Anche ognuno di noi ha una responsabilità per gli altri e per il futuro del nostro pianeta. In modo simile, l’economia deve servire all’uomo, non sfruttarlo e derubarlo delle sue risorse. Oggi siamo chiamati ad avvalerci delle possibilità che la tecnologia ci mette a disposizione, con un buon utilizzo delle risorse, aiutando in particolare i Paesi più colpiti da povertà e degrado ad imboccare la via del rinnovamento e di uno sviluppo sostenibile e integrale”, ha aggiunto. “Il mio auspicio – ha concluso Francesco – è che gli uomini e le donne del nostro tempo, riconoscendosi tutti figli e figlie del Padre e Creatore che è nei cieli, contribuiscano sempre di più e sempre più concretamente affinché tutti possano condividere le risorse preziose della terra”.

Custodia del creato: mons. Longoni (Cei), “la Chiesa può far diventare il problema di popolo”

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Ha lanciato più di una provocazione mons. Fabiano Longoni, direttore dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Cei, nell’ambito del convegno organizzato per il XIII Forum dell’informazione cattolica per la custodia del creato, in corso oggi nel Seminario vescovile di Veroli. “La domanda provocatoria è: perché un certo tipo di ecologismo parla solo di salvaguardia?”, ha chiesto. “Dirlo significa lasciare il mondo così come è, quindi, anche assecondare chi dice che l’uomo sia il tumore dell’ambiente”. Altra considerazione posta da mons. Longoni è stata: “Se la destinazione di beni è per tutti, anche quelli ambientali lo sono?”. “Sì – ha risposto -. Mi appartiene l’Amazzonia, il Centro Africa e quei luoghi dove i cambiamenti climatici portano tante persone a emigrare”. Altra domanda – ha continuato – è: “Può la Chiesa essere un soggetto sociale?”. “Sì. Ma non può essere solo questo perché è chiamata ad annunciare la resurrezione che tra l’altro è l’idea di un mondo nuovo di creazione e un concetto nuovo di alleanza. La Chiesa quindi – ha evidenziato – è un soggetto sociale chiamato a unire insieme più soggetti. Per noi è fondamentale come ufficio aver creato un’alleanza con l’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, ndr), siamo in contatto con associazioni laiche e cattoliche per attuare i 17 obiettivi del 2030. Ricordo che il Papa ha fatto un incontro con i petrolieri recentemente in cui ha ricordato che la civiltà richiede energia ma l’uso di energia richiede civiltà. La domanda provocatoria in questo caso è “perché continuate a cercare fonti fossili quando Parigi ha detto di lasciare stare?”. “Questa è la Chiesa che parla chiaro e che poi umilmente si tira indietro perché non è suo compito decidere”. Come ultima provocazione, il direttore ha aggiunto: “Come mai il problema della custodia del creato è stato estrapolato ma non è diventato di popolo? La Chiesa può farlo diventare non solo promuovendo certi stili di vita ma cercando di capire che compiendo certe scelte si rende il mondo più brutto”. Mons. Longoni ha inoltre annunciato che il prossimo Forum si terrà il prossimo anno a Cefalù.

Ambiente: mons. Fabene (Sinodo dei vescovi), “la Chiesa in Amazzonia si sta preparando secondo una cultura dell’incontro”

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“La difficoltà di ricevere i sacramenti per i cristiani in Amazzonia è uno dei problemi, ma non il solo, che tratterà il Sinodo Panazzomico”. A dirlo è stato mons. Fabio Fabene, sottosegretario del Sinodo dei vescovi, a proposito della Assemblea speciale del Sinodo che si terrà ad ottobre 2019, durante il convegno dedicato alla XIII Giornata nazionale per la custodia del creato. “I temi riguarderanno i Paesi amazzonici ma si allargheranno al resto del mondo”, ha continuato mons. Fabene. “La Chiesa ha iniziato il cammino di fede verso il Sinodo. È significativo che nel tema sinodale si sia scelto di richiamare l’ecologia integrale, che è il cuore della Laudato si’. Per questo nella regione Panamazzonica, prioritaria è l’attenzione ai popoli nativi che la abitano, mai così tanto minacciati come ora”. Mons. Fabene ha ricordato cone il documento preparatorio per il Sinodo pubblicato lo scorso 8 giugno sia diviso i tre parti. “La prima – ha detto – è dedicata al vedere, che delinea l’identità della Panamazzonia e l’urgenza dell’ascolto. La seconda, intitolata ‘Discernere. Verso una conversione pastorale e ecologica’, è segnata dall’annuncio del Vangelo in Amazzonia nelle sue diverse dimensioni. Il processo non può prescindere dalla promozione e dalla cura del territorio e dei suoi popoli, cioè dalla natura e dalle culture”. “I nuovi cammini di evangelizzazione della Chiesa in Amazzonia – ha continuato – non possono reggersi se non con uno sguardo ecclesiale contemplativo della creazione e della pratica sacramentale. Attraverso il culto siamo capaci di guardare gli elementi in maniera diversa. Pensiamo all’acqua, come fonte di vita e di purificazione”.

In una Chiesa in uscita, “tutti i battezzati hanno la responsabilità di essere discepoli missionari”. “In tal senso, una prospettiva missionaria esige più che mai un magistero ecclesiale esercitato nell’ascolto dello Spirito Santo che agisce in tutto il popolo di Dio e che garantisce l’unità e la diversità dei fedeli”. “La terza parte riguarda i ‘Nuovi cammini dal volto amazzonico’. Si tratta di trovare nuovi cammini pastorali per una Chiesa dal volto amazzonico, con dimensione profetica alla ricerca di ministeri e di linee di azione più adeguate in un contesto di ecologia veramente integrale”. “Come ha detto il Papa nella evangelizzazione in Amazzonia è prestare voce ai poveri ma anche essere loro amici”. “In questo modo – ha concluso -, la Chiesa in Amazzonia si sta preparando secondo una cultura dell’incontro”. Mons. Fabene ha ricordato che in vista dell’assemblea verrà svolta una consultazione di tutti i membri della rete sul territorio. I risultati saranno usati per il documento finale del Sinodo per dare voce a tutte le esigenze del mondo amazzonico.

Ambiente: Romano (Urbaniana), “come cristiani abbiamo il diritto di svelare certi meccanismi”

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Di martiri per la difesa del creato ha parlato Angelo Romano, docente di teologia Pontificia Università Urbaniana, nel suo intervento al Convegno in corso oggi a Veroli. “I martiri – ha detto – hanno difeso la comunità arrivando fino al punto di esporre se stessi. Il modello deve rimanere vivo per farci capire l’importanza di questi temi”. “Nel passato – ha ricordato -, il martirio era qualcosa di molto verbale e testimoniale. La domanda da farsi è se questa è l’unica modalità del martirio cristiano. Con Giovanni Paolo II è iniziata la riflessione teologica e nel Vaticano II si esplicita il martirio, cambia la prospettiva perché centrale diventa l’amore per gli altri. Questo è qualcosa che nella tradizione cristiana era già presente. Si viene uccisi perché si vive da cristiani e per farlo bisogna essere legati al creato”. “Tutto questo – ha osservato – diventa riflessione approfondita nella Laudato si’ perché se amiamo i nostri fratelli non possiamo far altro che curare il creato perché, in parole povere, non gli possiamo sfasciare la casa”.

“C’è – ha insistito – una interconnessione fra la cattiva gestione dell’ambiente e la violenza. Un esempio è l’Honduras, il Paese più violento al mondo. Sarà un caso che lì da 30 anni esistono delle zone in cui le multinazionali possono sfruttare il territorio e le persone senza limiti? Anche in altri Paesi c’è un rapporto simbiotico fra lo sfruttamento delle risorse naturali e la sofferenza delle persone. In mezzo c’è il martirio delle persone che parlano di queste situazioni. In Centro Africa, il conflitto è alimentato da chi vuole sfruttare le risorse minerarie e genera forme di violenza anche contro i cristiani che si oppongono a queste logiche. Per trovare le storie non dobbiamo andare troppo lontano, per esempio Mario Francese, un giornalista siciliano ucciso a Palermo negli anni ’70 perché indagava su una diga e l’impatto che avrebbe avuto sulle popolazioni. Oppure il parroco di Borgo Montello ucciso pochi anni fa perché si era opposto a una discarica andando contro gli interessi della camorra. Tutto questo fa parte dell’essere cristiani. Come cristiani abbiamo il diritto di svelare certi meccanismi”. Al termine dell’intervento, sono stati letti i 66 nomi delle persone uccise per la difesa del creato nel 2018. Solo dieci giorni fa, si è registrata l’ultima vittima. Ogni settimana nel mondo muoiono in media 4 persone. Lo scorso anno sono stati 197.

Custodia del creato: Camargo, “nei prossimi 10 anni previsti 220 milioni di sfollati per cambiamenti climatici”

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“Lo spostamento forzato per i cambiamenti climatici non è una prospettiva futura, è presente”. Lo ha detto Felice Camargo, rappresentante regionale per il Sud Europa dell’Unhcr, nella seconda sessione del convegno dedicato alla XIII Giornata nazionale per la custodia del creato. “Si prevede che 220 milioni di persone saranno sfollate nei prossimi 10 anni – ha proseguito -. Le conseguenze del cambiamento climatico sono le questioni internazionali più importanti al momento. In molti dei conflitti odierni il fattore ha avuto un ruolo. Anche in Siria la siccità ha portato all’emigrazione e allo sfollamento forzato della popolazione”. “Il termine di rifugiato climatico – ha precisato – rende bene l’idea, ma l’Unhcr preferisce fare riferimento al termine sfollato”. “Nella maggior parte dei casi, gli sfollati in altri paesi non ricevono la protezione nazionale” e, come ha sottolineato più volte Camargo, in particolare i bambini non ricevono un’istruzione scolastica, fondamentale anche per la tutela dell’ambiente. Nella sua lectio magistralis, il rappresentante ha ricordato che l’Agenzia per le Nazioni Unite per i Rifugiati “ha svolto un’indagine su sei casi di sfollati climatici. Nella quasi totalità è emersa la necessità di fornire protezione delle persone, come la perdita dei documenti perché nei Paesi di origine è quasi impossibile ottenere anche solo i certificati di nascita. I rischi sono accentuati nei casi di donne e bambini. Il traffico delle persone aumenta infatti per colpa dei cambiamenti climatici. I bambini per anni e anni non possono accedere all’educazione scolastica. Le situazioni di sfollamento evidenziano anche dei problemi di accesso sanitario e assistenza amministrativa o legale. Chi arriva in Europa non fugge solo da guerre o problemi economici, ma è costretto dalla siccità o dall’innalzamento del livello del mare a emigrare. Il trasferimento programmato si sta realizzando già in alcune parti del mondo come per esempio in Oceano pacifico. Dove e chi potrà accoglierli? Guardando al futuro – ha concluso -, i diritti umani di queste persone devono figurare fra gli obiettivi dei programmi internazionali”. A chi gli chiedeva di quale rapporto avesse con il nuovo governo italiano, Camargo ha risposto: “Non ho avuto finora occasione di incontrare il ministro Salvini. Il tema non è solo italiano ma europeo, ed è la mancanza di gestione della migrazione. In Italia non c’è un’invasione, tutti i rifugiati riconosciuti hanno diritto a un lavoro ma per lo più sono impiegati in nero nei campi”.

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