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Notizie Sir del giorno: Sinodo giovani, Terra Santa, Albania in Ue, rifugiati nel mondo, Def, amianto in Italia, Papa Francesco su preghiera per i nemici

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Sinodo giovani: Instrumentum laboris, “riconoscere, interpretare, scegliere” in una “cultura dell’indecisione”

“Riconoscere, interpretare, scegliere”. Sono i tre verbi attorno a cui si articola l’Instrumentum laboris del Sinodo dei vescovi sui giovani, diffuso oggi e articolato in tre parti: la prima dedicata all’analisi della condizione giovanile, la seconda ad offrire chiavi di lettura per un “discernimento” sulle questioni decisive, la terza per “aiutare i padri sinodali a prendere posizione rispetto a orientamenti e decisioni da prendere”. “Prendersi cura dei giovani non è facoltativo”, il punto di partenza per un “discernimento” inteso come “modo per stare al mondo, atteggiamento fondamentale e metodo di lavoro” e finalizzato ad offrire “strumenti pastorali per cammini vivibili da proporre ai giovani di oggi”, si legge nell’introduzione del documento, che si conclude con un’appendice sulla “santità”. “Orientamenti e suggerimenti non preconfezionati”, quelli offerti dal testo che farà da base ai lavori della XVI Assemblea generale del Sinodo dei vescovi – in programma dal 2 al 28 ottobre su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” – per “aprire e non chiudere processi” e offrire una bussola concreta in una “cultura dell’indecisione”, quale quella attuale, che “considera impossibile o addirittura insensata una scelta per la vita”. (clicca qui)

Israele: leader cristiani a Netanyahu, “bloccare disegno di legge” che autorizza confisca delle proprietà ecclesiastiche

“Un attacco sistematico e senza precedenti contro i cristiani di Terra Santa”, capace di violare “i diritti più elementari” e minare “il delicato tessuto di relazioni” costruito lungo decenni tra le comunità cristiane locali e lo Stato ebraico. Con queste parole Theophilos III, patriarca greco ortodosso di Gerusalemme, Nurhan Manougian, patriarca armeno apostolico di Gerusalemme, e padre Francesco Patton, custode di Terra Santa, definiscono il disegno di legge israeliano che mira alla confisca di proprietà ecclesiastiche in Israele e che prosegue il suo iter verso l’approvazione. In una lettera indirizzata oggi al premier Benjamin Netanyahu, i tre leader cristiani, responsabili dello Statu Quo dei santuari della Terra Santa, ricordano che “la scandalosa proposta di legge è uno dei motivi principali della recente crisi scoppiata tra la comunità cristiana in Terra Santa e lo Stato di Israele e che, insieme all’imposizione di restrizioni arbitrarie e illegittime sui conti correnti bancari religiosi per presunte tasse municipali, in flagrante violazione dello Status Quo, ci ha portato a ordinare la chiusura della chiesa del Santo Sepolcro (dal 25 al 27 febbraio) come atto di protesta. Purtroppo – scrivono i tre capi cristiani – alcuni elementi del Governo di Israele stanno ancora tentando di promuovere un’agenda razzista e sovversiva, che punta alla divisione, minando lo Status Quo e prendendo così di mira la comunità cristiana sulla base di considerazioni fuori luogo e populiste”. Nella lettera è formulata anche la richiesta al premier israeliano “di agire in modo rapido e deciso per bloccare il disegno di legge la cui promozione unilaterale costringerà le Chiese a rispondere allo stesso modo”. (clicca qui)

Albania: i leader delle comunità religiose scrivono a Macron e Merkel, “decisione importante” aprire i negoziati di adesione all’Ue

“L’apertura dei negoziati di adesione dell’Albania all’Ue è una decisione importante”. È quanto scrivono in una lettera al presidente francese Emmanuel Macron e alla cancelliera tedesca Angela Merkel i leader delle comunità religiose del Paese. “Noi albanesi siamo parte dell’Europa”, di una “storia che risale fino alle sue origini”, e “radici culturali e sociali comuni ci uniscono”, si legge nel testo inviato oggi al Sir. “Riteniamo che il nostro cammino verso l’Ue rappresenti ciò che è sempre stato il desiderio della nostra gente”, di una “società libera in cui ognuno può esercitare i propri diritti, tra cui fondamentale è il diritto alla libertà di religione e credo”. Musulmani, cattolici, ortodossi, protestanti, bektashi chiedono insieme a Macron e Merkel il “sostegno al processo di adesione” in un momento in cui “i valori di tolleranza, solidarietà e diritti umani sono sottoposti a forti pressioni a causa del radicalismo, del fanatismo e di altre ideologie nefaste”, e riconoscere così “il desiderio sincero di tutti gli albanesi” e appoggiare “il nostro impegno irreversibile per l’Albania come parte dell’Europa”. (clicca qui)

Giornata mondiale rifugiati: i dati Onu, 68 milioni di migranti nel mondo. “Siamo a uno spartiacque”

Numeri impressionanti dal Rapporto annuale dell’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) pubblicato oggi, vigilia della Giornata mondiale per i rifugiati: sono 68,5 milioni le persone che alla fine del 2017 si trovavano lontane dalle proprie case, perché costrette ad abbandonarle. Di loro, 25,4 milioni sono scappate a conflitti e persecuzioni: 2,9 milioni in più del 2016, “l’aumento più grande che l’Unhcr abbia mai registrato in un solo anno”. Di questi, poco più di un quinto sono palestinesi affidati all’Unrwa. Crescono anche i “nuovi sfollati”, con 16,2 milioni di sfollati nel 2017. Repubblica democratica del Congo, Sud Sudan e Myanmar sono stati i tre luoghi che hanno generato più sfollati. I richiedenti asilo in attesa dell’esito delle loro richieste di status di rifugiato erano 3,1 milioni alla fine del 2017 (300.000 in più rispetto al 2016). Diminuisce il numero di persone sfollate all’interno del proprio Paese (40 milioni del totale, rispetto a 40,3 milioni del 2016). “Siamo a uno spartiacque: il successo nella gestione degli spostamenti forzati a livello globale richiede un approccio nuovo e molto più completo, in modo che i Paesi e le comunità non siano lasciati soli ad occuparsene”, ha dichiarato l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati Filippo Grandi. (clicca qui)

Def 2018: Tria (min. economia), più investimenti pubblici ma debito sotto controllo

“Invertire il calo degli investimenti pubblici” ma tenendo sotto controllo i conti perché il calo del debito è “imprescindibile e necessario”. Intervenendo alla Camera in occasione del dibattito sul Documento di economia e finanza, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha precisato di non essere ancora in grado di fornire numeri precisi, in quanto “la versione programmatica del Def verrà presentata a settembre” con la prevista Nota di aggiornamento (il Def attuale, varato dal governo Gentiloni, dimissionario, non poteva che fotografare la situazione a legislazione invariata). Tria ha comunque affermato la volontà del governo di “invertire il calo degli investimenti pubblici in atto dall’inizio della crisi”, anche correggendo gli “effetti non voluti” del nuovo codice degli appalti. A questo proposito ha annunciato che verrà costituita un’apposita task force. Il ministro ha anche confermato che nella politica economica del governo “il reddito di cittadinanza, volto a contrastare le sacche di povertà presenti in Italia tramite interventi non assistenziali bensì tramite l’integrazione nel mercato del lavoro, avrà un ruolo centrale”. Tria si è detto fiducioso sulla possibilità di “conciliare la crescita e l’occupazione con la sostenibilità del debito”. (clicca qui)

Amianto: Ona, 6.000 decessi nel 2017 per malattie asbesto-correlate. “Confermato il trend in aumento”

A causa di malattie causate dall’esposizione all’amianto “solo in Italia, ogni anno, perdono la vita non meno di 6.000 persone, e tale trend è destinato ad aumentare per i prossimi anni, fino a raggiungere il picco massimo tra il 2025 e il 2030, per poi iniziare una lenta decrescita”. Le stime dell’Osservatorio nazionale sull’amianto (Ona) per il 2017, “confermano il trend in aumento, sia in ordine alle diagnosi, che, purtroppo, per i decessi”. In particolare nell’ultimo anno 1.900 nuovi casi di mesotelioma e 1.800 decessi, 3.500 decessi per tumori del polmone causati dall’amianto e 600 decessi per asbestosi. Sono alcuni dei dati contenuti nel “Libro bianco delle morti di amianto in Italia” presentato questa mattina a Roma per iniziativa dell’Osservatorio nazionale amianto (Ona). Tra i numeri contenuti nel volume, anche quelli relativi all’amianto ancora da bonificare in Italia: 32 milioni di tonnellate (di cui almeno 36,5 milioni di metri quadrati di coperture) di amianto compatto e 8 milioni di tonnellate di amianto friabile. I siti industriali contaminati “con notevole presenza di materiali di amianto” sono circa 50mila mentre gli edifici (pubblici e privati) sono 1 milione. Per Regioni e Asl “sono stati bonificati soltanto 6.869 edifici, su un totale sottostimato di 265.213, tra edifici pubblici e privati”. Secondo Ezio Bonanni, autore del “libro bianco” e presidente di Ona, “questi ritardi determinano la perdurante esposizione ambientale e lavorativa, a polveri e fibre di amianto, ancora a 26 anni dall’entrata in vigore della legge 257/92” prolungando la “strage di lavoratori e cittadini”. (clicca qui)

Papa Francesco: a Santa Marta, “la preghiera del mafioso è: me la pagherai. La preghiera del cristiano è: Signore, insegnami ad amarlo”

“Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”: è il “mistero” a cui i cristiani devono conformarsi per essere perfetti come il Padre. Così il Papa nell’omelia della messa celebrata oggi a Santa Marta. “Dobbiamo perdonare i nemici”, ha spiegato Francesco, secondo quanto riferisce Vatican News: “lo diciamo tutti i giorni nel Padre Nostro; chiediamo perdono come noi perdoniamo: è una condizione, anche se non facile. Così anche pregare per gli altri, per quelli che ci danno difficoltà, che ci mettono alla prova: anche questo è difficile, ma lo facciamo. O almeno, tante volte siamo riusciti a farlo”. “Ma pregare per quelli che vogliono distruggermi, i nemici, perché Dio li benedica: questo è veramente difficile da capire”, ha ammesso il Papa: “Pensiamo al secolo scorso, i poveri cristiani russi che per il solo fatto di essere cristiani erano mandati in Siberia a morire di freddo: e loro dovevano pregare per il governante boia che li mandava lì? Ma come mai? E tanti lo hanno fatto: hanno pregato. Pensiamo a Auschwitz e ad altri campi di concentramento: loro dovevano pregare per questo dittatore che voleva la razza pura e ammazzava senza scrupolo, e pregare perché Dio li benedicesse! E tanti lo hanno fatto”. È la “logica difficile” di Gesù che, nel Vangelo, è racchiusa nella preghiera e nella giustificazione di quelli che “lo uccidevano” sulla Croce: “perdonali, Padre, non sanno cosa fanno”. “Ci farà bene pensare ai nostri nemici, credo che tutti noi ne abbiamo”, il consiglio del Papa: “La preghiera mafiosa è: ‘Me la pagherai’. La preghiera cristiana è: ‘Signore, dagli la tua benedizione e insegnami ad amarlo’”. (clicca qui)


Ecologia: Pax Christi Taranto, laboratorio di comunicazione “Dall’emergenza climatica a quella delle relazioni”

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“Dall’emergenza climatica a quella delle relazioni” è il titolo del laboratorio di comunicazione ecologica pensato da Pax Christi Taranto, il movimento cattolico internazionale per la pace nato con don Tonino Bello, che si terrà domani pomeriggio e domenica mattina nella parrocchia ionica Regina Pacis. Relatore sarà Pio Castagna, coordinatore del movimento a livello locale, formatore e facilitatore delle comunicazioni. “La metodologia del laboratorio è di tipo attivo: si apprende facendo, tramite la messa in comune di esperienze e con l’ausilio di giochi-esercizi, di ruolo e di simulazione. La due giorni – spiegano gli organizzatori – ha lo scopo di far acquisire gli strumenti con cui migliorare i rapporti o risalire la china di una relazione subita e si rivolge a quanti subiscono oppressioni di vario tipo rese evidenti da insofferenze, disagi, impotenze, rassegnazioni e somatizzazioni”. L’idea però è anche quella di coinvolgere ragazzi e formatori, impegnati in attività educative nelle scuole, in parrocchia, sul lavoro. Il laboratorio servirà inoltre a fornire strumenti per “vivere un nuovo approccio con l’ambiente, fatto di nuovi stili di vita e del sentirsi solidalmente responsabili”- concludono. Per questo il ricavato simbolico delle iscrizioni, decurtato per i disoccupati, andrà al progetto che Pax Christi segue in El Salvador, per fornire un contributo sostanziale alla grave emergenza climatica che il Paese sta vivendo.

Ambiente: card. Turkson, “nel nostro dicastero non usiamo più la plastica”, “suggerimenti” per Governatorato

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“Nel nostro dicastero non usiamo più la plastica”. A rivelarlo ai giornalisti è stato il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, presentando oggi in sala stampa vaticana la Conferenza internazionale “Saving our common home and the future of life on earth”, che avrà luogo in Vaticano, nell’Aula Nuova del Sinodo, il 5 e 6 luglio. Ai lavori – ha  assicurato Turkson – parteciperà anche il Papa, “abbiamo la sua parola”. A proposito della messa al bando della plastica, il cardinale ha reso noto che il suo dicastero ha rivolto anche alcuni “suggerimenti” al Governatorato, perché questa buona pratica possa coinvolgere “tutto il territorio dello Stato della Città del Vaticano”. Al dicastero, intanto, c’è già qualcuno che si reca al lavoro in bicicletta, come la sottosegretaria, Flaminia Giovannelli. “Noi crediamo che le retoriche debbano cominciare ad essere attività, pratiche concrete”, ha spiegato Turkson definendo quella dell’ambiente “una situazione grave, come si può vedere anche a Roma in agosto, non solo nelle isole del Pacifico. O in Africa, a Detroit, a New York…”. “Subito dopo la pubblicazione della Laudato si’, nel 2013, i capi di Stato si sono riuniti per firmare gli Accordi di Parigi”, ha ricordato Turkson citando il caso del premier canadese, che “ha annunciato che avrebbe chiesto a tutti i parlamentari di cominciare ad usare le macchine elettriche”, riscuotendo un certo successo. Sull’ambiente e sulla cura della casa comune, il bilancio a tre anni dalla Laudato si’, “andiamo a rotta di collo”, ha detto il porporato: “Le cose possono cambiare, come scrive il Papa, ma se non cambiano, se gli interessi personali vengono anteposti al bene comune, c’è il rischio che il mondo vada verso una catastrofe, vista la precarietà in cui versa il nostro pianeta”.

Papa-Macron: ambiente, migrazioni, disarmo ed Europa tra i temi del colloquio privato

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Ambiente, migrazioni, disarmo, Europa. Sono alcuni temi al centro del colloquio privato, durato 57 minuti, tra il Papa e il presidente Macron, che poi ha incontrato il card. Pietro Parolin, segretario di Stato, accompagnato da mons. Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Nel corso dei cordiali colloqui – si legge nel comunicato diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede – sono stati sottolineati i buoni rapporti bilaterali esistenti tra la Santa Sede e la Francia, ed è stato rilevato, con particolare riferimento all’impegno della Chiesa, il contributo delle religioni alla promozione del bene comune del Paese”. Sono state, quindi, affrontate “questioni globali di interesse condiviso, quali la protezione dell’ambiente, le migrazioni e l’impegno a livello multilaterale per la prevenzione e la risoluzione dei conflitti, specialmente in relazione al disarmo”. “La conversazione ha inoltre consentito uno scambio di valutazione su alcune situazioni di conflitto, particolarmente nel Medio Oriente e in Africa”, riferisce la Sala stampa vaticana: “non è mancata”, infine, “una riflessione congiunta circa le prospettive del progetto europeo”.

Ambiente: mons. Caiazzo (Matera-Irsina), “i populismi servono a poco, occorre confronto con istituzioni”

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“Abbiamo bisogno di incoraggiarci gli uni gli altri perché possiamo operare positivamente in favore della nostra terra di Basilicata, dove serve una bonifica. Ma abbiamo bisogno di studiare i fenomeni e dialogare concretamente con le istituzioni”. Lo ha detto ieri sera l’arcivescovo di Matera-Irsina, mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, intervenendo alla Festa di Avvenire, a Matera, nella serata dedicata al tema “Ambiente: opportunità o risorsa?”. Il presule ha ricordato “le nostre responsabilità su scelte ambientali sbagliate che facciamo senza tener conto del bene comune”. Ricordando l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco, che “parla della nostra casa comune”, l’arcivescovo ha riflettuto sul fatto che “non può esserci realmente vita se non amiamo quel luogo particolare che l’accoglie e continuamente la nutre”. “Il rispetto per la terra diventa essenziale – ha aggiunto -. Fare populismo o fare manifestazioni, senza elementi validi e concreti, ci serve a ben poco. Altrimenti corriamo il rischio di creare allarmismi che non ci aiutano”. L’arcivescovo ha ricordato, infine, che sui temi ambientali “negli ultimi due anni, noi vescovi di Basilicata, abbiamo incontrato numerose delegazioni contrapposte”. Perché “vorremmo arrivare a capire e riflettere sull’amore per la nostra madre terra”.

Ambiente: card. Tagle (Caritas Internationalis), “abbiamo la responsabilità di trasmettere la cultura di custodi”

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“Il grido della terra e il grido dei poveri sono legati. Dobbiamo trovare la verità alla luce della fede e della tradizione sociale della Chiesa, non guardando solo alla prospettiva del profitto”. Lo ha detto ieri sera il card. Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis, intervenendo alla Festa di Avvenire, a Matera, nella serata dedicata al tema “Ambiente: opportunità o risorsa?”. Parlando dell’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco, il porporato ha sottolineato come “la cultura dello scarto riduce la sensibilità verso i doni”. “La proposta del Santo Padre è un’ecologia integrale, una visione globale della realtà e uno sviluppo di tutti. Ogni creatura ha un valore specifico come dono del Creato – ha sottolineato -. Noi abbiamo la responsabilità di trasmettere un mondo sano per la generazione del futuro, ma anche la sensibilità e la cultura di custodi”. Dal cardinale l’invito a “imparare dalla saggezza dei poveri, legata a una fiducia nel Creato che la cultura consumista ha perduto e dimenticato”. E poi una riflessione sul cambio di prospettiva: “Il profitto non è la cosa principale, lo è il dono”. Parlando delle sfide che l’ambiente chiede di affrontare, l’arcivescovo di Manila ha osservato che “l’etica deve essere considerata perché permette di mettere al centro la persona umana”. “L’elettricità non è la sola fonte dell’energia. Abbiamo bisogno anche dell’energia dell’aria pura e del mare pulito, dell’energia del corpo, ma con la televisione e Facebook tanti giovani non ce l’hanno”. Quindi, il bisogno di cercare altre fonti di energia. “Il Santo Padre invita politici, filosofi e il mondo finanziario a lavorare insieme in un dibattito aperto, perché il mondo è una casa comune e ogni settore deve un contributo”.

Ambiente: Brun (Shell Italia), “fonti energetiche complementari”. Onesti (Trenitalia), “non scaricare rischi sulla collettività”

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“Il problema non è solo il modo di produrre e consumare l’energia. Deve cambiare l’economia globale nel suo complesso. I carburanti fossili dovranno essere utilizzati meglio. La decarbonizzazione si ottiene con un mix energetico, dove le fonti energetiche saranno complementari, non sostituibili l’una con l’altra”. Lo ha detto Marco Brun, amministratore delegato di Shell Italia, intervenendo ieri sera alla Festa di Avvenire, a Matera, nella serata dedicata al tema “Ambiente: opportunità o risorsa?” e parlando di transizione energetica. Il dirigente ha segnalato come “la spinta demografica e la maggiore domanda di benessere indicano che il mondo avrà bisogno di maggiore energia”. Ma l’obiettivo indicato è “ridurre le emissioni di CO2 in modo da contenere entro i due gradi il riscaldamento globale per limitare gli effetti del cambiamento climatico”. Secondo Brun, “la crescita deve essere bilanciata con la cura della ‘casa comune’, tenendo conto che ci sono regioni che hanno un grado di sviluppo diverso dalle altre”. “C’è una parola d’ordine che è la decarbonizzazione dell’economia”. Per riuscire a realizzarla, “è necessario il coinvolgimento di istituzioni politiche, industrie e cittadini che devono collaborare”. Secondo il presidente di Trenitalia, Tiziano Onesti, intervenuto nel dibattito, “per rispondere alle nuove sfide deve cambiare il concetto di azienda”. “Finora abbiamo assistito a una gestione del rischio in cui l’imprenditore non lo riconosce e lo collettivizza – ha spiegato -. Dopo la crisi finanziaria, la riflessione è più profonda. La funzione di utilità dell’impresa deve essere più ampia: non può trasferire rischi all’esterno ma li deve gestire”.

Ambiente: card. Bassetti, “nella preghiera la bellezza e la responsabilità di custodire il creato”

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“Sono sempre più convinto che la via migliore per prepararsi davvero a saper custodire la casa comune vive di quella vita interiore che sa farsi ringraziamento, lode, adorazione, contemplazione, ascolto, stupore”. Lo scrive il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, nella lettera pubblicata sul numero di luglio di “Vita Pastorale”, anticipato al Sir. “La vita quotidiana, contrassegnata da intensi ritmi lavorativi, da molteplici impegni, dalla velocità di appuntamenti e spostamenti, sembra non lasciar spazio a questo sentire”, secondo il porporato. Di qui l’invito a valorizzare queste settimane estive per “tornare a quello sguardo che nasce unicamente dalla preghiera, evitando di concedere a Dio soltanto i ritagli del nostro tempo”. Il card. Bassetti indica “un vero controsenso”, cioè quello di “voler credere a Dio e poi non saper trovare il tempo per fermarsi, per guardarsi dentro alla luce della sua Parola, per mettere silenziosamente la propria esistenza alla sua presenza”. La preghiera – sottolinea il cardinale – “ci aiuta a prendere coscienza in ogni ambito della nostra povertà di creature, del nostro essere dipendenti e bisognosi della salvezza che viene solo da Dio”. E “non intende piegare Dio ai nostri desideri, anche se buoni e giusti: pregando non si chiede che il Padre faccia la nostra volontà, ma che noi possiamo comprendere e accogliere la sua”. Parlando delle “difficoltà della nostra preghiera”, il cardinale osserva che “sono, in fondo, legate alla qualità della nostra fede, più o meno solida, più o meno profonda”. Mentre la preghiera permette di “incontrare il Cristo, ascoltarlo, accoglierlo, orientarsi verso di lui”. Quindi, in essa “non si stenta ad avvertire anche l’esigenza, la bellezza e la responsabilità di custodire e coltivare il creato”.


Cura del creato: Menendez (Spagna), “motori di cambiamento all’interno di un movimento globale”

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“Laudato si’ ci invita ad uno sguardo e ad un cambiamento radicale”. Esordisce così la spagnola Laura Menendez, inviata di Manos Unidas alla conferenza Cop21 di Parigi e oggi rappresentante dei giovani europei alla conferenza internazionale “Saving our common home and the future of life on earth” che ha preso il via oggi in Vaticano (Aula Nuova del Sinodo, 5-6 luglio) nel terzo anniversario di pubblicazione dell’enciclica Laudato si’. Menendez ricorda la sua partecipazione a Cop 21 nel 2015, a pochi mesi dall’uscita di Laudato si’ e dell’Agenda 2030. “Abbiamo iniziato una nuova narrativa per far capire che si può vivere in altro modo”. Racconta di avere poi organizzato “un campo di dieci giorni per sensibilizzare i giovani, ma è importante – assicura – l’impegno di ognuno di noi come cristiani attivi nella società per la salvezza del pianeta”. Per Menendez, Laudato si’ ha rappresentato “un cammino verso la mia personale conversione ecologica e mi ha reso consapevole che la mia responsabilità verso gli altri va al di là dell’andare in bicicletta o del riciclare le cose. Mi ha spinto ad essere motore di cambiamento nella mia famiglia e nel mio ambiente del lavoro”. Per questo, conclude, “dobbiamo agire insieme, imparare l’uno dall’altro, partecipare in modo attivo al cambiamento all’interno di un movimento globale,

Cura del creato: Hameister (Australia), “a rischio sopravvivenza specie umana. Solo uniti potremo sperare in cambiamento”

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“Insieme facciamo tutti parte degli spazi della terra e dobbiamo andare oltre le divisioni e gli interessi politici. La questione non è solo la salvezza del pianeta terra, bensì la sopravvivenza della specie umana: è su questo aspetto che dovremmo concentraci per relazionarci l’un l’altro nel rispetto della casa comune”. A parlare al panel dei giovani ospitato dalla conferenza internazionale “Saving our common home and the future of life on earth” (Aula Nuova del Sinodo, 5-6 luglio) è l’australiana Jade Hameister, 17 anni, la più giovane esploratrice al mondo del Polo nord, dove il pack si è assottigliato e lo spessore dei ghiacci è passato da 3,5 metri a uno, e del Polo sud. “Ho solo 17 anni – dice – ma ho avuto il privilegio di esplorare Polo nord e Polo sud facendo migliaia di chilometri in pochi giorni e mi sono resa conto della responsabilità che abbiamo per la protezione del pianeta. Nel maggio 2016 sono stata la persona più giovane ad avere attraversato il Polo nord e mi sono resa contro dei cambiamenti climatici in corso. Il pack del ghiaccio si rompeva e ci impediva di attraversare, siamo stati costretti a guadare i canali che si aprivano nel ghiaccio e in alcuni momenti abbiamo dovuto portare le slitte a spalla. Solo se ci uniamo tutti insieme potremo sperare in un cambiamento, ma i leader devono darci una mano”.

Cura del creato: Jetnil-Kijiner (Marshall Islands), “contenere riscaldamento entro 1,5 gradi per non assistere a scomparsa nostre isole”

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Intervenuta alla conferenza internazionale “Saving our common home and the future of life on earth” che si è aperta oggi in Vaticano (Aula Nuova del Sinodo, 5-6 luglio) per iniziativa del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, Kathy Jetnil-Kijiner, poetessa delle Isole Marshall, solo due metri al di sopra del livello del mare, legge un poesia davvero potente, un grido per scongiurare l’innalzamento della temperatura oltre 1,5 gradi, pena la scomparsa dell’arcipelago ma anche di altre terre. “Solo se riusciremo a contenere il riscaldamento entro 1,5 gradi non assisteremo alla scomparsa delle nostre isole”, afferma andando con il pensiero alla sua bambina di quattro anni, ai bambini futuri adulti abitanti del pianeta, e ampliando l’orizzonte fino ai bambini messicani separati dalle loro famiglie. “La retorica che nega la realtà dell’aumento del livello dei mari dovuto al cambiamento climatico è la stessa alla base della decisione di separare i bambini dalle loro famiglie”, afferma con voce accorata prima di avere un lieve malore dopo avere iniziato la lettura della poesia “La balena e l’uccello”. Ristabilitasi, riprende a leggere e conclude con il verso: “Insegnami la passione per il respiro”.

Cura del creato. Dalla Conferenza vaticana l’urgenza di una grande alleanza e di azioni concrete e condivise

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Sono stati i bambini delle scuole elementari e della prima media di Nomadelfia ad inaugurare questa mattina in Vaticano, nell’Aula Nuova del Sinodo, la conferenza internazionale “Saving our common home and the future of life on earth” (Aula Nuova del Sinodo, 5 – 6 luglio) nel terzo anniversario di pubblicazione dell’enciclica Laudato si’. E dopo il saluto del card. Peter K.A. Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale che promuove l’appuntamento, e l’intervento del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, la parola è passata a giovani di diversi continenti, protagonisti di un panel loro dedicato. Bambini e giovani: i primi destinatari della domanda formulata da Papa Francesco al n. 160 di Laudato si’: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?”; i secondi protagonisti del Sinodo loro dedicato nel prossimo ottobre (3 – 28) e in gran parte già in prima linea per un cambio di paradigma. Decisamente uno sguardo nuovo e una nuova prospettiva da cui partire.

“La nostra casa comune sta andando in rovina e dobbiamo fare fronte a sfide mai viste. Non c’è più tempo da perdere”, il monito del card. Peter K.A. Turkson che ha invitato a creare

“una grande alleanza, un network di persone appassionate nella protezione dell’ambiente”.

“Tracciare linee di azione concrete e partecipative per salvare la casa comune” è l’invito del card. Pietro Parolin, nella consapevolezza che, come ricorda il Papa, tutto è interconnesso e “il ‘grido della terra’ è intimamente legato al ‘grido dei poveri’”.

Parola ai giovani. “Cresce la minaccia dello sfruttamento delle nostre ricchezze: oro, minerali e coca, causa della distruzione dell’Amazzonia”. A lanciare l’allarme è il peruviano Delio Siticonatzi, membro del popolo Ashaninca, un gruppo etnico amazzonico, che esprime le preoccupazioni dei giovani amerindi. “Ero presente quando Papa Francesco visitò l’Amazzonia – ricorda – e le sue parole furono di grande incoraggiamento”, ci “hanno rallegrato il cuore.

È bello ascoltare la Chiesa che parla la nostra lingua. Abbiamo bisogno che la voce della Chiesa sia anche la nostra voce”.

“In India i giovani guardano al futuro con preoccupazione e ansia. L’Asia è forse uno dei continenti più soggetti alle conseguenze dei cambiamenti climatici” dice l’indiano Macson Almeida, della Don Bosco Green Alliance ricordando che nella regione asiatica numerose parrocchie stanno intraprendendo diverse azioni: “Nella mia è stato avviato il programma ‘Quanto è verde la mia parrocchia’ per incoraggiarci ad assumere uno stile sostenibile ma vogliamo coinvolgere tutti, ad ogni livello”.

Parla a titolo personale la spagnola Laura Menendez, inviata di Manos Unidas alla conferenza Cop21 di Parigi: “La mia responsabilità va al di là dell’andare in bicicletta o del riciclare le cose” e “mi spinge ad essere motore di cambiamento nella mia famiglia e nel mio ambiente del lavoro”. “Dobbiamo agire insieme, partecipare in modo attivo al cambiamento all’interno di un movimento globale”.

L’australiana Jade Hameister, 17 anni, è la più giovane esploratrice al mondo del Polo nord, dove il pack si è assottigliato e lo spessore dei ghiacci è passato da 3,5 metri a uno, e del Polo sud. Raccontando la propria esperienza: “Il pack si rompeva e ci impediva di attraversare, siamo stati costretti a guadare i canali che si aprivano e in alcuni momenti abbiamo dovuto portare le slitte a spalla”, Hameister afferma:

“non solo il pianeta, è a rischio la sopravvivenza della specie umana. Solo uniti potremo sperare in un cambiamento”.

Dal sud del mondo anche la voce della giovane poetessa Kathy Jetnil-Kijiner, che porta il grido delle sue Marshall Islands, solo due metri al di sopra del livello del mare, a rischio scomparsa. Kathy legge un poesia davvero potente e spiega: “Solo se riusciremo a contenere il riscaldamento entro 1,5 gradi non assisteremo alla scomparsa delle nostre isole”, ma l’orizzonte si amplia fino ai bambini messicani separati dalle loro famiglie. “La retorica che nega la realtà dell’aumento del livello dei mari dovuto al cambiamento climatico – afferma con voce accorata ma ferma – è la stessa alla base della decisione di separare i bambini dalle loro famiglie”.“L’applicazione pratica di Laudato si’ affronta negazione, rassegnazione e altri ostacoli, ma ascoltare il grido dei poveri e della terra è una sfida etica, possiamo e dobbiamo scegliere il bene”, sostiene intervenendo in plenaria mons. Antonio Camilleri, sottosegretario Vaticano per le relazioni con gli Stati e delegato alla Cop24, la Conferenza Onu sul clima in programma dal 3 al 14 dicembre a Katowice (Polonia). Parole d’ordine: cultura del dialogo, approccio integrale, formazione, responsabilità. “La nostra finestra di opportunità si sta chiudendo rapidamente”, avverte da parte sua Patricia Espinosa, messicana, segretario esecutivo della Convenzione quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni unite. “Dobbiamo agire insieme per invertire questa tendenza, servono azioni concrete per implementare le linee guida di Cop 21 e gli obiettivi indicati da Laudato si’.

Dobbiamo accelerare l’azione globale contro i cambiamenti climatici che sono anzitutto una questione etica, e farlo da oggi.

Quanto viene fatto da governi e Ong non è abbastanza”.

Cura del creato: Stern (London School of Economics), “il costo dell’inazione è molto più alto di quello dell’azione”

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“Di fronte alla crisi ecologica il costo dell’inazione è molto più alto di quello dell’azione”. Non ha dubbi l’economista Nicholas Stern, docente alla London School of Economics, intervenuto alla plenaria pomeridiana della prima giornata della conferenza internazionale “Saving our common home and the future of life on earth” che si è aperta oggi in Vaticano (Aula Nuova del Sinodo, 5-6 luglio) per iniziativa del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale. “Il mondo – osserva Stern – non è sufficientemente informato sui rischi che corre. Dobbiamo comunicare di più, e non solo tra noi, a cominciare dagli scienziati”. Anche gli economisti “per lo più non si pongono la questione dell’ambiente”. “I prossimi 20 anni sono cruciali: il cambiamento è possibile a causa della tecnologia, e il costo del capitale è basso, ma abbiamo bisogno di mobilitarci per il cambiamento”. “La nostra sfida – prosegue – è capire come poter accelerare la volontà politica, occorre creare coalizioni, trasmettere le nostre idee, promuovere una giusta transizione verso le energie rinnovabili, investire nel cambiamento”. Per l’economista “c’è un grande potenziale per il settore finanziario. Investire in industrie che prendono seriamente in considerazione questa transizione significa investire nel futuro”, ma “abbiamo bisogno anche di una leadership morale”.

Papa Francesco: appello ai governi, “evitare le peggiori conseguenze della crisi climatica”

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Papa Francesco ha esortato i governi, soprattutto i “più potenti e inquinanti” a “sforzarsi di onorare gli impegni assunti a Parigi per evitare le peggiori conseguenze della crisi climatica”. Lo ha fatto nel suo discorso di stamattina ai partecipanti alla Conferenza internazionale “Saving our Common Home and the Future of Life on Earth”, nel terzo anniversario dell’Enciclica “Laudato si’. Li ha ricevuti in udienza nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, ma la conferenza è in corso nell’Aula nuova del Sinodo dal 5 al 6 luglio. Oggi la “casa comune” che è il pianeta Terra “ha urgente bisogno di essere riparato e assicurato per un futuro sostenibile”, altrimenti “c’è il pericolo reale di lasciare alle generazioni future macerie, deserti e sporcizia”: è l’avvertimento di Papa Francesco, sottolineando “l’impegno non differibile ad agire concretamente per salvare la Terra e la vita su di essa, partendo dall’assunto che ‘ogni cosa è connessa’, concetto-guida dell’Enciclica, alla base dell’ecologia integrale”. Ricordando che oggi “il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta”, ha auspicato che “questa preoccupazione per lo stato della nostra casa comune si traduca in un’azione organica e concertata di ecologia integrale” perché “l’attenuazione degli effetti dell’attuale squilibrio dipende da ciò che facciamo ora”. “L’umanità ha le conoscenze e i mezzi per collaborare a tale scopo – ha evidenziato – e, con responsabilità, ‘coltivare e custodire’ la Terra in maniera responsabile”. A tal proposito ha ribadito l’importanza di due eventi internazionali: il Vertice Cop24 sul clima, programmato a Katowice (Polonia) nel dicembre prossimo, che “può essere una pietra miliare nel cammino tracciato dall’Accordo di Parigi del 2015”.  “Non possiamo permetterci di perdere tempo in questo processo”, ha ammonito. Anche “autorità locali, gruppi della società civile, istituzioni economiche e religiose possono favorire la cultura e la prassi ecologica integrale”, ad esempio durante il Summit sull’azione globale per il clima, in programma dal 12 al 14 settembre a San Francisco.

 

Papa Francesco: “istituzioni finanziarie favoriscano sviluppo più sostenibile”. Giovani e indigeni al centro della sfida ecologica

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Per la cura e la tutela del pianeta “le istituzioni finanziarie hanno un importante ruolo da giocare, come parte sia del problema sia della sua soluzione. E’ necessario uno spostamento del paradigma finanziario al fine di promuovere lo sviluppo umano integrale”: è l’auspicio espresso oggi da Papa Francesco, parlando ai partecipanti alla Conferenza internazionale “Saving our Common Home and the Future of Life on Earth”, nel terzo anniversario dell’Enciclica “Laudato si’. Riferendosi, in particolare, al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale, il Papa ha suggerito di “favorire riforme efficaci per uno sviluppo più inclusivo e sostenibile”. “La speranza – ha affermato – è che ‘la finanza ritorni ad essere uno strumento finalizzato alla miglior produzione di ricchezza e allo sviluppo’ così come alla cura dell’ambiente”. In questa “conversione dei cuori”, ha ricordato, “le religioni, in particolare le Chiese cristiane, hanno un ruolo-chiave da giocare”. Il Papa ha invitato a prestare attenzione particolare “a due gruppi di persone che sono in prima linea nella sfida ecologica integrale e che saranno al centro dei due prossimi Sinodi della Chiesa Cattolica: i giovani e i popoli indigeni, in modo speciale quelli dell’Amazzonia”. I giovani, perché “dovranno affrontare le conseguenze dell’attuale crisi ambientale e climatica”. Le comunità indigene perché vedono le loro terre  “espropriate e le loro culture calpestate da un atteggiamento predatorio, da nuove forme di colonialismo, alimentate dalla cultura dello spreco e dal consumismo”. Per i popoli indigeni, ha ricordato, “la terra non è un bene economico, ma un dono di Dio e degli antenati che in essa riposano, uno spazio sacro con il quale hanno il bisogno di interagire per alimentare la loro identità e i loro valori.  Quanto possiamo imparare da loro!”.  Papa Francesco riconosce che la cura del creato “potrebbe sembrare un’impresa troppo ardua, perché ‘ci sono troppi interessi particolari e molto facilmente l’interesse economico arriva a prevalere sul bene comune e a manipolare l’informazione per non vedere colpiti i suoi progetti”, ma “gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi”. Da qui il suo invito a lavorare per “il radicale cambiamento”: “L’ingiustizia non è invincibile”.


Ambiente: Istat, calate in Italia le emissioni di gas serra (20%). Cresce l’abusivismo edilizio, target europeo lontano per il riciclo dei rifiuti

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“Nel periodo 1995-2015 le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite di quasi 20 punti percentuali; la riduzione si è verificata a partire dal 2004, in coincidenza anche con i minori consumi conseguenti alla crisi economica”. Lo afferma oggi l’Istat diffondendo il “Rapporto SDGs 2018. Informazioni statistiche per l’Agenda 2030 in Italia”. Con un valore di 7,3 tonnellate pro capite, l’Italia si posiziona al di sotto della media europea per le emissioni di gas serra, pari a 8,8. Nel 2015, il 76,1% delle emissioni è generato dalle attività produttive e la restante parte (23,9%) dalla componente famiglie. Tra le attività produttive, nel 2015 i settori del manifatturiero (30,1%), della produzione di energia (28,3%) e dei trasporti (14%) sono responsabili di quasi il 75% delle emissioni.
Nonostante l’inversione di tendenza registrata nel 2015, l’intensità di emissione di CO2 sul valore aggiunto diminuisce negli ultimi dieci anni. L’Italia è tra i Paesi europei a minore intensità di emissioni di anidride carbonica. Il livello di inquinamento atmosferico da particolato è diminuito nel tempo, pur rimanendo ancora troppo alto. Nell’ultimo anno, anche a causa delle condizioni atmosferiche, si è registrato un nuovo innalzamento dei valori.
Rimane alta, al 33,3%, la quota di persone che dichiarano di avere molta o abbastanza difficolta nell’utilizzo dei mezzi pubblici.
L’abusivismo edilizio è in crescita negli ultimi dieci anni ma segnala una lieve battuta di arresto negli ultimi due anni (19,4% nel 2017).
La spesa pubblica pro capite per la protezione delle biodiversità e dei beni paesaggistici è diminuita in dieci anni di circa 10 euro pro capite, attestandosi a 50,6 euro pro capite nel 2015.
La quota di rifiuti urbani conferiti in discarica è in costante diminuzione, nel 2016 è pari al 24,7%. Tra il 2010 e il 2016 la percentuale di riciclaggio dei rifiuti è aumentata di 10 punti percentuali (da 36,7 a 47,7%). L’Italia si colloca però ancora al di sotto del target europeo al 2020.

Cura del creato: gruppi di lavoro, “ambizione, impegno di tutti gli attori, investimenti in ecologia integrale, ascolto comunità indigene”

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Dopo l’udienza di questa mattina con Papa Francesco, sta volgendo al termine la conferenza internazionale “Saving our common home and the future of life on earth”, promossa ieri e oggi in Vaticano (Aula Nuova del Sinodo) dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale in occasione del terzo anniversario di pubblicazione dell’enciclica Laudato si’ (5-6 luglio). Nel pomeriggio i lavori si sono svolti in sessioni parallele. Dalla condivisione in plenaria dei risultati, emerge, tra l’altro, che “ambizione è la parola chiave per implementare l’accordo di Parigi e guidare le nostre azioni nei prossimi anni”, dice la rappresentante del Cisde. “Il Vaticano – la richiesta condivisa – deve continuare sulla via del disinvestimento dai combustibili fossili”. Per salvare la casa comune è richiesto “l’impegno con tutti gli attori, industrie e società civile, con l’apporto delle comunità religiose”. Dal gruppo economico-finanziario emerge che “non si può chiedere a Fmi e Banca mondiale di cambiare se prima non siamo noi a cambiare, a partire dalla società civile e dalle comunità religiose”. La proposta, spiega il delegato, è “investire in ecologia integrale, ossia in qualcosa che abbia un impatto positivo sia in ambito economico sia in ambito sociale” e “sostenere la creazione di una figura di ombusdman globale”. I giovani esprimono il desiderio di aprirsi all’interreligiosità e di riconoscere la spiritualità delle comunità indigene con i cui rappresentanti hanno condiviso la sessione. “Dobbiamo iniziare – dice la rappresentante del gruppo – riconoscendo l’altro: ciò che le popolazioni indigene possono offrire. Come ha detto oggi il Papa dobbiamo ascoltare gli indigeni e imparare dal loro modo di trattare il pianeta”.

Cura del creato: card. Bo (Yangon), “segni preannunciano olocausto ecologico”. “Basta parole, azioni subito”

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“La fede senza azione è una fede vuota, tutte le nostre convinzioni devono tradursi in azioni reali. Siamo tutti responsabili, il documento profetico Laudato si’ non chiede nuovi incontri ma chiede azioni”. Non usa mezzi termini il card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar), prendendo la parola alla sessione conclusiva della conferenza internazionale “Saving our common home and the future of life on earth”, promossa ieri e oggi in Vaticano (Aula Nuova del Sinodo) dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale in occasione del terzo anniversario di pubblicazione dell’enciclica Laudato si’. “Quando parliamo di ciò che potrà accadere alla natura non ci può essere alcuna compiacenza – il monito del porporato -. Dobbiamo agire subito, tutti insieme. In questo secolo ci sono segni che preannunciano un olocausto ecologico molto pericoloso, in pochi anni il mondo vedrà almeno 150 milioni di persone che faranno di tutto per avere un bicchiere d’acqua”. Per il card. Bo, “la democrazia stessa è a rischio: agiamo adesso altrimenti la storia ci ricorderà come criminali”. “Una percentuale minima di popolazione – sottolinea – produce tassi altissimi di inquinamento e questo produce danni altissimi ai paesi più poveri come il mio, il Myanmar. Questo è terrorismo ecologico. Il mondo conosce il colpevole ma non ha la forza di rispondere”. “Riconosciamo chi sono questi colpevoli e facciamoli vergognare. I cristiani non devono avare paura di parlare con i potenti”, l’appello appassionato di Bo. “Acqua, terra, aria e fuoco sono i doni più santi che abbiamo ricevuto dal Creatore. Il tempo sta per scadere e non abbiamo un altro pianeta. Non possiamo permetterci il lusso di rimanere in silenzio. Basta parole, azioni subito”.

Stragi nel Mediterraneo. Don Ciotti: “Una maglietta rossa per chiederci che cosa abbiano fatto della nostra umanità”

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“Il primo passo è la commozione, il secondo l’indignazione, il terzo il disgusto che fa alzare la voce e intraprendere l’azione” e “oggi più che mai c’è bisogno di alzare la voce”. È un fiume in piena don Luigi Ciotti, fondatore e presidente nazionale di Libera e del Gruppo Abele, mentre ci parla dell’iniziativa che ha lanciato domenica scorsa chiedendo d’indossare oggi (7 luglio), vigilia del quinto anniversario della visita del Papa a Lampedusa (8 luglio 2013) una maglietta rossa, lo stesso colore delle magliette dei bambini che muoiono nel Mediterraneo cercando di raggiungere una terra promessa e che a volte il mare riversa sulle spiagge. Lo abbiamo incontrato a margine della Conferenza internazionale “Saving our common home and the future of life on earth” promossa il 5 e 6 luglio in Vaticano, nel terzo anniversario dell’enciclica Laudato si’, dal Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, alla quale ha partecipato.

“Domenica scorsa – racconta – un giornalista palermitano, Francesco Viviano, mi ha chiamato per dirmi che aveva postato su Facebook un messaggio al quale però nessuno prestava attenzione e mi ha chiesto di dargli una mano. Io sono piccola cosa ma ho deciso di aiutarlo per richiamare l’attenzione su un problema che deve coinvolgere tutti: quello dei migranti e delle morti dei bambini in mare. Molte mamme li vestono di rosso per la traversata perché in caso di naufragio siano più visibili ai soccorritori. Di rosso era vestito Aylan, il bimbo di tre anni la cui foto nel settembre 2015 ha fatto il giro del mondo suscitando commozione e indignazione. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Ma non basta commuoversi: le emozioni devono trasformarsi in sentimenti profondi e suscitare senso di responsabilità per collaborare con le istituzioni o essere una spina nel fianco se non fanno quello che devono fare pretendendo ciò che è giusto e dovuto”.

Qual è il significato di questo gesto?
Indossare la maglietta rossa vuol dire mettersi nei panni di tanti migranti: un appello a fermarci, a smettere di guardarci nello specchio dei nostri problemi per chiederci:

che cosa abbiamo fatto della nostra umanità?

C’è un deficit di umanità e la via per colmarlo è fatta di relazioni e conoscenza: due strade comunicanti, spesso intrecciate ma oggi poco percorse. C’è inoltre una paura sulla quale dobbiamo interrogarci: la paura del diverso, dello straniero, una tra le più pericolose perché può generare ciò che stiamo toccando con mano in questi giorni: ostilità, aggressività, addirittura, odio. Ma le radici dell’odio risiedono nell’ignoranza: occorre riconoscersi e riconoscere l’altro.

L’immigrazione è una sfida cruciale: è approdata anche qui in Vaticano dove si è parlato di cambiamenti climatici e del loro impatto sulla natura e sul creato.
Sì. Il Papa, in questi giorni, ci ha ricordato che

disastri ambientali e disastri sociali non sono diversi: vengono tutti da un’unica crisi: il grido del povero è il grido della terra.

Che cosa vogliamo essere: una società aperta, giusta, accogliente o vogliamo diventare una società chiusa, diffidente, animata da paura e aggressività? Da che parte vogliamo stare? In queste giornate una persona ha posto una domanda strategica: “Chi siamo noi per accettare tutto quello che sta venendo sulla faccia della nostra terra?”. Come possiamo restare indifferenti, sia rispetto a quello che succede nel mondo delle migrazioni, sia di fronte alla fatica e alle povertà estreme di tanta gente del nostro Paese? Da 53 anni vivo con i poveri: occorre prendere la parola quando loro muoiono mentre l’Europa gioca a scaricabarile sull’immigrazione, quella stessa Europa che però ha anche diverse colpe:

le migrazioni sono in gran parte deportazioni indotte.

Che vuol dire?
Nessuno abbandona terra, casa, affetti se non è costretto da guerre, povertà o disastri ambientali. Di molti di questi conflitti e disastri siamo noi i responsabili. Dobbiamo fermarci, analizzare, denunciare. Nel nostro Paese la gente vive condizioni di difficoltà che la portano a vedere l’altro come un nemico.

Servono interventi seri perché 5 milioni di italiani assoluti sono una cifra enorme e i tanti giovani che non studiano e non lavorano sono un grido che deve essere accolto in casa nostra, ma questo non ci autorizza a chiudere le porte a chi bussa per entrare.

In Italia c’è bisogno di giustizia sociale, di interventi concreti, ma non dobbiamo dimenticare la storia di molti dei nostri nonni e bisnonni migranti per il mondo. Celebrando il 6 luglio la messa in San Pietro con un gruppo di migranti per ricordare le tragedie del mare, Francesco ha detto parole forti e così chiare alla politica perché si assuma fino in fondo la propria parte di responsabilità, ma ha ammonito anche a noi di non farci complici con il nostro silenzio.

Tonino Bello sosteneva che bisogna alzare la voce quando molti scelgono un prudente silenzio.

Sì, e mai come in questo momento dobbiamo alzare la voce perché viene calpestata la libertà e la dignità di molte persone

L’immigrazione non è un reato perché non può essere un reato la speranza di chi cerca una vita migliore. Papa Francesco invita le nostre comunità a essere aperte, ad andare incontro alle fragilità e alle fatiche. Ma non bisogna limitarsi a risposte emotive: bisogna muoversi.

Rifugio Chivasso sul Gran Paradiso

Anche lei oggi indosserà una maglietta rossa?
L’ho già fatto e la mia foto sta girando sui social. Ho provato un po’ di imbarazzo, ma poi mi sono detto: deve essere un segno. E infatti stanno arrivando alle redazioni di tv e giornali foto di persone o di gruppi e associazioni scattate in tutta Italia: da Marsala ai quasi 3mila metri del rifugio Chivasso sul Gran Paradiso.

Oggi tuttavia non basta più indignarsi, anche l’indignazione è diventata di moda. Bisogna provare un senso di disgusto – e il disgusto è l’ultima risorsa dell’intelligenza umana – per quanto sta accadendo.

Non si può giocare sulla pelle della gente, né la gente di casa nostra né chi viene a cercare dignità, lavoro, pace. A problemi globali si risponde con soluzioni globali. Come ricorda il Papa siamo tutti membri della stessa famiglia umana.

Diocesi: Rieti, il 28 luglio ad Amatrice la prima edizione del forum delle Comunità Laudato si’

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Si svolgerà, il 28 luglio, ad Amatrice, nella sala polivalente dell’Area Food, la prima edizione del forum delle Comunità Laudato si’. Il tema al centro del dibattito sarà l’inquinamento dovuto dall’uso/abuso di plastica, ma anche quello delle ripercussioni sull’ecosistema marino e sull’uomo derivanti sia dal consumo di pesce sia dalla sempre maggiore esposizione agli additivi utilizzati nella produzione delle materie plastiche. Il forum nasce nell’ambito del progetto Comunità Laudato si’, promosso da Chiesa di Rieti e Slow Food, come “appuntamento annuale di incontro, scambio e confronto tra le comunità costituite e costituende, e momento di formazione e riflessione aperto a tutti sulle tematiche emergenti riguardanti l’ambiente”. L’obiettivo della giornata è quello di “indagare le principali criticità e problematiche ambientali”. “Durante il forum – si legge in una nota – si analizzeranno le dinamiche attuali con la consapevolezza della gravità di alcuni fenomeni di inquinamento, guardando all’urgenza di arrestare processi di contaminazione, elevatissima in determinati contesti, nella prospettiva di delineare scenari futuri di miglioramento e inversione dei processi inquinanti”. Due le sessioni. Quella mattutina, coordinata da Carlo Petrini, vedrà al tavolo dei relatori due biologi marini: Roberto Donovaro, docente dell’Università Politecnica delle Marche e Silvestro Greco, docente dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Interverrà inoltre Claudia Silvestrini, presidente di Polieco, Consorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene. La sessione pomeridiana sarà incentrata sullo scambio di esperienze, ricerche e buone pratiche. Parteciperanno, tra gli altri, un gruppo di ricercatori dell’Enea, guidato da Loris Pietrelli, e Serena Carpentieri, vicedirettore e responsabile delle campagne di Legambiente, oltre a diverse realtà economiche impegnate nella riduzione dell’uso della plastica nel processo di produzione.

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